Trattato delle malattie del cuore e dei vasi maggiori / J. Hope.

  • Hope, J.
Date:
1856
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Credit: Trattato delle malattie del cuore e dei vasi maggiori / J. Hope. Source: Wellcome Collection.

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    stessa posizione : e Stokes dice di aver veduto Io stesso elTetto prodotto da consolidazione tubercolare del polmone. Tutte le quali cause agiscono prestando al cuore un appoggio più solido di quello dato dai polmoni in istato di salute, e valgono quali importanti dati patologici ad illustrare e rischiarare il nostro modo di vedere intorno all’ impulso del cuore. La diastole appare occasionala da molte concomitanti cause: I. Da quella forza, se elasticità o qualche cosa di più è indifferente, per cui il muscolo ritorna dallo stato di contrazioue a quello di rilasciamento, ed esercita un certo grado di suzione. 2. Dalla distensione delle orecchiette che è più grande nel momento della diastole che in ogni altro, perchè state rifornite di sangue durante un più lungo periodo, quello, cioè, della contrazione ventricolare, o circa mezzo il tempo di un’intera battuta. 3. Dal pondo dei ventricoli ricascanti dalla loro sistole sulle distese orecchiette sottoposte. 4. Dalla larghezza degli orilizii auricolo-ventricolari , che per- mette senza ostacolo il passaggio al sangue. E manifesto che cospirando tante potenti cause ad effettuare lo shocco del sangue sarebbe stala a tale effetto, ed in tale istante superflua una contrazione auricolare quale fu imaginata da Laennec. Il succhiamento del sangue fuori dabe orecchiette nella diastole è causa della leggiera retrazione di queste cavità notata nella diastole istessa. Nessun altro ordine o disposizione risponderebbe si bene all’ oggetto dì dar posa all’ organo, oggetto cui mirò natura col menzionato intervallo. Vediamo che i ventricoli dalla loro diastole son recati allo stato più fa- vorevole al loro riposo, quella di pienezza senza distensione, evi riman- gono con un calcolo approssimativamente esalto , un quarto di ciascuna battuta, o sei ore in ventiquattro ; ma se ammettiamo che la diastole an- cora offra ai ventricoli una specie di quiete, dobbiamo aggiungere un altro quarto, facendo l’intero spazio di mezza battuta o dodici ore, siccome cal- colò Laennec ( De Auscult., T. II, p. 408). Se fosse stato destinato che la sistole auricolare succedesse alla ventricolare, portando immediatamente i ventricoli dallo stato di contrazione a quello di distensione, come fu supposto da Laennec, non vi sarebbe stato riposo, perchè lo stato di distensione ne esclude l’idea, e quella in vece desta dell’ esercizio di una forza di reazione nel muscolo, forza di cui ben conosce l’importanza chiunque siasi impegnato a ridurre qualche membro lussato alla naturai sua posizione. .Non vi sarebbe stalo alcun intervallo di riposo, giacché ac- cordando che la distensione è per sè stessa lo stimolo dei ventricoli, la loro contrazione sarebbe seguita in quell’istante medesimo in cui si fos- sero recati a questo stato di distensione. Vediamo oltre a ciò che, secondo la teoria ch’io difendo le orecchiette evacuando il sangue nei ventricoli due volte invece di una, scansano 1’ eccessiva distensione a cui avrebbero dovuto pervenire se il sangue avesse continuato ad accumularsi in esse duranti tre quarti di una battuta. Quantunque la loro sistole occupi sol- tanto un ottavo all’ incirca, o mezzo il tempo fra il secondo suono ed il