Ricerche chimico-fisiche sulla lente cristallina / Filippo Bottazzi e Noè Scalinci.

  • Bottazzi, Filippo, 1867-1941.
Date:
[1909]
Catalogue details

Licence: In copyright

Credit: Ricerche chimico-fisiche sulla lente cristallina / Filippo Bottazzi e Noè Scalinci. Source: Wellcome Collection.

Provider: This material has been provided by The Royal College of Surgeons of England. The original may be consulted at The Royal College of Surgeons of England.

    3/4 (page 227)
    sebbene, in vitro, « die frische Linse quillt in Glaskòrperfiùssigkeit nicht merklich weniger als in Karamenvasser. aneli ist der osmotische Koeffizient beider Fliissigkeiten ungefàhr gleich » (Leber, loc. cit., S. 441). E allora saranno le stesse fibre del cristallino, che impediscono la pe- netrazione dell’acqua, fibre che * in der ganzen Ausdehnung der hinteren Kapsel sich mit verbreiterten Enden mosaikartig an diese ansetzen, also eine Art von Epithelbelag darstellen » ; esse « das Eindringen von Pliissigkeit in àhnlicher Weise abhalten, wie das Kapselepithel an der vorderen Flàche « (Leber, loc. cit., S. 441). Ebbene, tutta questa concezione quasi mistica della funzione difensiva del preteso epitelio, è insussistente. L’epitelio anteriore è costituito di fibre lentioolari non allungate e più giovani, cioè dotate di caratteri citologici un po’ più cospicui; le fibre non sono che cellule epiteliali più o meno allungate, situate in strati più o meno superficiali. Le proprietà chimico-fisiche degli elementi lenticolari non possono essere che identiche, e le eventuali differenze non possono dipendere se non dall’essere situate in strati più o meno pro- fondi, e quindi dall’avere un grado più o meno alto d’imbibizione. Le alterazioni della lente scapsulata sono dovute al fatto che il processo d’imbibizione del corpo cristallino, ormai non più tenuto in freno dalla capsula elastica, si svolge liberamente fino a che sia raggiunto il massimo d’imbibi- zione, del quale è conseguenza ineluttabile la disgregazione della lente, la sconnessione delle sue fibre, con tutti gli effetti facili a intendere: aumento di volume, intorbidamento, ecc. In condizioni fisiologiche, il corpo della lente non si trova a un grado massimo d’imbibizione; da tale grado è tenuto lontano dalla capsula, che colla sua elasticità, ostacola il rigonfiamento della lente. L’elasticità della capsula può scemare, per varie ragioni, senza o prima che la capsula si rompa; e allora il processo d’imbibizione procede avanti, in qualunque liquido la lente sia immersa. Se poi la capsula è asportata, nulla più si oppone all'im- bibizione della lente. La misteriosa azione alterante dei liquidi oculari consiste semplicemente in ciò, che essi imbevono la lente, quando l'ostacolo che oppone la capsula è diminuito o soppresso. Abbiamo fatto pochi esperimenti d'imbibizione in umor acqueo e vitreo, che riferiamo brevemente. 1. Un primo esperimento da noi fatto (7 marzo 1908) dette i seguenti risultati. Fu raccolto l’umor acqueo di 6 occhi e l’umor vitreo di 4 occhi di cani, e in questi due liquidi furono immerse due lenti di cane (alla tem- peratura costante di 30° C). Risultato: Umor acqueo Umor vitreo Peso iniziale della lente gr. 0,557 0,557 » dopo 3 ore ...» 0,578 0,576 » n 22 » ...» 0,453 —