A sempre maggior conferma dei miei principii nel campo delle nevropsicopatie femminili d'origine genitale : e in altri campi.

  • Bossi, L.M., Prof.
Date:
1914
Catalogue details

Licence: In copyright

Credit: A sempre maggior conferma dei miei principii nel campo delle nevropsicopatie femminili d'origine genitale : e in altri campi. Source: Wellcome Collection.

Provider: This material has been provided by The Royal College of Surgeons of England. The original may be consulted at The Royal College of Surgeons of England.

    29/95 (page 23)
    Venne stabilita la diagnosi di frenasi maniaco-depressiva. Le molteplici cure, se Tavevano alquanto migliorata, non l’avevano però guarita da per- mettere di ritornare in famiglia. Passarono così circa io mesi, finché il marito, desolato di non avere a casa la moglie ad accudire i sei figli vivi, consigliato da altre mie ex-pa- zienti, venne in istudio a pregarmi di visitare sua moglie « nel dubbio, egli dicevami, che si tratti di uno di quei casi di pazzia che si curano guarendo Pitterò ». Accondiscesi ben volentieri, e d’accordo col direttore del Mani- comio dott, De-Paoli e del primario doit. Terrarossa, che furono meco cor- tesissimi, il 5 aprile 1911 nel Manicomio di via Calata in Genova, visitai la paziente dal lato ginecologico. La trovai affetta da endometrite streptococcica, da cervicometrite paren- chimatosa, da retro-deviazione uterina e da cervicite. Ricostruendo la storia anamnestica pensai che tali lesioni erano state la conseguenza dell’ultimo parto. E siccome due giorni dopo tale parto ebbe a subire grave patema d’animo per la morte del neonato, che era deceduto senza battesimo, turbando molto la coscienza di quella donna re- ligiosa fino al pregiudizio, mi si affacciò foite il dubbio che; le alterazioni infettive (ebbe in conseguenza anche una trombo- flebite) dei genitali avessero in quell’organismo, già predisposto ereditaria- mente e già depresso dai molti prolungati e numerosi allattamenti, prepa- rato il terreno ai fenomeni psicopatici. 2.® che quel trauma psichico continuato, perchè lo scrupolo del non avvenuto battesimo persisteva, avesse costituito la causa occasionale di far divampare i fenomeni più gravi, quali la tenace tendenza al suicidio. In base a tale ragionamento decisi di accogliere in Clinica Ginecologica la paziente, e avendo il direttore, dott. De-Paoli, gentilmente accondisceso non solo, ma con quella nobiltà di sentimenti e larghezza di vedute che lo distinguono, avendomi incoraggiato e coadiuvato in questo atto di grave responsabilità, il giorno stesso, previa una dichiarazione di responsabilità per parte mia, essa passava dal Manicomio direttamente alla Clinica Gine- cologica Universitaria. Quivi il 7 aprile, dopo averla presentata agli studenti, presente l’illustre collega professor Von Herff di Basilea, che in quella mattina era venuto a visitare la Clinica, sotto cloronarcosi la operai di raschiamento dell’endo- metrio, di plastica del collo e di r duzione in posto dell’utero, con appli- cazione di pessario e drenaggio endouterino. In quei due giorni in cui era rimasta in Clinica prima dell’intervento operativo la malata si era mostrata dominata da idee deliranti di colpevo- lezza per il non avvenuto battesimo del figlio avanti che morisse, nel con- tempo mostrava una spiccata loquacità, euforia, megalomania. Man mano dopo l’atto operativo andò sempre più migliorando, così nelle condizioni fisiche locali e generali che nello stato psichico, tanto che il 3 maggio 1911, e quindi 27 giorni dopo l’atto operativo, trovandosi i ge- nitali in stato normale, la licenziai dalla Clinica e le permisi di ritornare in famiglia. Il giorno 14 giugno, e quindi 41 giorni dopo, in occasione della lezione di chiusura, il marito me la ricondusse a Genova da Sori, ed io la pre- sentai completamente guarita. Il marito mi affermò che in quei giorni sua moglie aveva sempre ac- cudito ai sei figli e alle faccende domestiche con attività, zelo, tranquillità meravigliosa. Suggiungevami quel buon uomo, che gli pareva aver fatto un brutto sogno, non di aver assistito a fatti reali. La paziente, poi, colla mas- sima calma discorreva delle sue vicende, soggiungendo che, se fosse rica- duta malata, ora sapeva che cosa fare per guarire. Il 30 luglio, e cioè quasi tre mesi dopo, la rividi in ottimo stato. E la rividi due anni dopo sempre in ottime condizioni.