La malattia tredecennale di Elio Aristide, sofista Adrianeo / esposta da Vincenzo Malacarne.

  • Malacarne, Vincenzo, 1744-1816.
Date:
1799
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Credit: La malattia tredecennale di Elio Aristide, sofista Adrianeo / esposta da Vincenzo Malacarne. Source: Wellcome Collection.

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    migliori il termine della t redece un a le malattia (lato al medesimo prcnodicatc dall* oracolo, come fi è detto a Tuo luogo , e da lui nelle Tue opere tante volte, e tanto differente mente, e con tante parole, e con tanto diverfe frafi ricordata e defcritta, che cento paffi ne (velano ad evidenza 1’ impoftura . A quell’ epoca egli, dopo d’aver riconofciuta da Efculapio la Tua total guarigione, anzi la confervazion miracolcfa di cadaun giorno della fua vita , Ag- giunge, che fpirato il tempo predetto dall’oracolo, nel 173 a mezzo edate fi fparfe la pelle, e nella fua villa vicino a Smirne perdè quali tutti i fervi e gli armenti, e ne fu attaccato anch’ef- fo con violenza tale, che i Medici I’abbandonarono condannatolo fra pochi momenti a morire. Ad onta di pronodico sì decifivo effendogli apparfo Efculapio, e poco dopo Minerva coli’ Egida com’era (lata fcolpira in Atene da Fidia, quella lo confoiò; e dalla morte lo prefervò. Si pofe in vettura e li fece trafportar a Smirne febbene con difficoltà , dove fi riebbe alquanto ; ma la febbre non lo abbandonò prima che il più caro di tutti i fuoi alunni ne foffe morto; ed è (lato precifamente offervato dal nofiro Soffila, che fu libero affatto foltanto quel giorno che l’alunno morì. Non terremo dietro a quelle circollanze niente affatto lumi- nofe per la pratica della medicina, e non ci perderemo nelle con® ghietture circa la qualità di tal pelle, e i metodi curativi che 1’ empirifmo ha fuggerito in ogni tempo contro un così terribile, così defolatore flagello, e può aver fuggerito ad Arijìide , che rifrigge Tempre le lleffe tegoline , Tempre lì diffonde nelle lodi, che perperuamente comparte al Tuo merito impareggiabile. Ciò farebbe tempo gettato, e fon licuro che ancora un folo paffo tratto dalle opere fue baderà per provare ciò che avanzai fui principio del Tuo carattere morale e fi fico , tutto confidente in orgoglio ed in pazzia . Eccolo trafcritto dall’ ovazione in laude d’ Efculapio ferina, per quanto ci fembra, nell’ultimo periodo del viver fuo. Là, dopo d’aver ripetuto ch’egli più e più volte era darò rifu» feitato dal fuo Sevvatore, parlando de’paefi dove fu magnifica- mente ricevuto, Aggiunge: Id cmnes excedit delicias quod alias pojftm Europee et Afue urbes commemorare y in quìbus verjatus fuer am, quoque mi hi ianquam de Juis commodis finì congratulai#, Imo nec civitas, nec homo privatus,, nec Magijìratus quifquam fwt^quin me magnis fit amplexus encomiis pojìquam meciiw v?l tantillum ejfet verfatus. Maximum vero in kjs eft, quod spiani in Divorum Imperatorum tantam familiaritat^m venerim , et pr#~ ter epìflolamm commercìum, coram ipfis maximo cum applattfu