La malattia tredecennale di Elio Aristide, sofista Adrianeo / esposta da Vincenzo Malacarne.

  • Malacarne, Vincenzo, 1744-1816.
Date:
1799
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Credit: La malattia tredecennale di Elio Aristide, sofista Adrianeo / esposta da Vincenzo Malacarne. Source: Wellcome Collection.

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    città di Pfelki da lui defcritta . Pafsò a Canopo, donde per la Siria venne alla Paledirsa, vifitò la Samaria, e la Galilea rim- proverando come empj i Giudei perchè non predavano credenza alle deità de’pagani. Si arredò pure qualche tempo nelle ifole di Co e di Cnido. Arrivato intanto all’ età di trent’ anni o trentuno , cioè al cenfeffantanove, cominciarono i fuoi languori, le fue infermità, le fue malattie, come principiarono i fuoi fogni, le fue vi/ioni, le fue medicature, eie ftranezze , che durarono per tredici anni. Col corpo logoro dalle collanti, continue, gravi fatiche; coll’ anima agitata e ribollente, per la ferie indigena delle cogni- zioni acquilìate viaggiando; col cuore perturbato dall’ avidità in- faziabile d’acquiftarne altre; bifogno terribile e pericolofo, figlio talvolta dell’abito, dovente dell’ambizione, che fpafima per met- tere tutto a proprio vantaggio, a propria gloria; con 1’ imma- ginazion vivacifiima, col fiflema nerveo mobilifiimo, con gli umori del fuo corpo incandefcenti, efaltabiliflimo di bile, denfo, imperfpirabile di cute come foglion edere i viaggiatori cachetici, e quale appunto Arijìide ci viene dimoftrato dagli fcritti fuoi lineamenti finceri, e pitture parlanti del fuo morale, come la (fa- tua che ne ha delineato il Bartoli lo è del tìfico fuo, figuriamo- celo di ritorno a cafa fua. Era in tempo d’ inverno in cui tutto è fquallor, e folitudine, e ritiro, anche nelle grandi città, tanto più poi nelle picciole e ne’borghi; pien di fe deffo egli vi ritorna fenza dedinazion onorevole; vi rientra, e forfè non vi ha quelle accoglienze pubbliche, magnifiche, delle quali ei fi giudicava me- ritevole .... giacevi in un ozio che lo uccide.... “ andiamo al- „ meno alle terme dell’ Efepo fiume della Mifia, giacché in cafa „ nodra ci sfaceliamo nell’ inerzia, e colà troverem pcrfone con „ cui cangieremo almen le parole, a cui racconteremo le maravigliofe „ cofe da noi vedute con tanta fatica, e che narrate a quefti no- ,, (fri infipidi patrioti, non fanno più veruna piacevole fenfazio- „ ne , o almen non fanno modrarcene foddisfazion che ci rifar- „ cifca dell’incomodo, che ci fiam dato narrandole „. Così la pensò in cuor fuo lo fognofo Arijìide, e todo arrivò alle terme poco lontane dalla città di Pemaneno e dal tempio di Giove. Convien dire, che in quella dagione foflevi poco concorfo, e che la noja , 1’ippocondria trovafiero colà da pafcolarfi mag- giormente in Ari[ì.ide, perchè confeda egli, cn^ vi fi fentì a in- debolir e a languire, fpecialmente dopo d’efferfi bagnato più vol- /